QUANDO IL CIELO E IL MARE SI UBRIACANO DI SANGUE

ANCONA 1915 - 1924

  Ricerche storiche e redazionali eseguite da Stefano Bardi
 
1. Il sistema difensivo:

Batterie: durante la Prima Guerra Mondiale, il sistema difensivo anconetano era costituito come segue:
dalle antiquate batterie ottocentesche, come per esempio, la Batteria Carlo Cipelli. Questa batteria era costituita da un casamattato nel livello inferiore, e da uno “in barbetta” nel livello superiore, e fino al 1860 aveva nella parte più elevata, un faro che indicava l’ingresso portuale ai marinai.
La Batteria Carlo Cipelli era dislocata alla fine del Molo Nord del porto, e nel livello inferiore erano posti quattro cannoni da 57/43 modello 1887, i quali potevano sparare 5/8 colpi il minuto, con una gittata di 7.000 metri circa.
Anche le vecchie fortezze ottocentesche ospitavano delle batterie, come per esempio la Fortezza Scrima (2 batterie per la difesa antinave e antiaerea), la Fortezza Pezzotti (2 batterie per la difesa antiaerea), la Fortezza Altavilla (batteria per la difesa antiaerea), e la Fortezza Savio (batterie per la difesa antinave).

Treni armati:
questi mezzi opportunamente modificati furono usati dalla Regia Marina, ed erano composti da vagoni merci, con cannoni e mitragliatrici, usati per la difesa antinave e antiaerea. Dal settembre 1915 al settembre 1916 furono utilizzati 10 treni armati, e Ancona divenne la sede logistica e operativa della Direzione del Servizio dei Treni Armati, la quale era diretta e gestita direttamente dall’Ammiragliato di Venezia, con competenza da Ravenna a Bari. La caserma di Ancona si occupò principalmente del coordinamento ferroviario fra i treni armati con quelli civili, e della comunicazione fra le varie Stazioni sentinelle.

Aviazione:
a differenza delle batterie e dei treni armati, l’aviazione militare all’epoca del bombardamento marittimo di Ancona, stava appena cominciando a muovere i suoi primi passi, senza avere un ruolo decisivo. La Regia Marina possedeva due aeroscali per dirigibili (Ferrara e Jesi), e tre stazioni per idrovolanti (Venezia, Porto Corsini e Pesaro). Lo scalo jesino inaugurato nel marzo 1914, era dislocato nella Vallesina (strada direzione est per Chiaravalle), e ospitava 12 dirigibili perlustratori e bombardieri, come per esempio il Città di Ferrara, il Città di Jesi, e il modello M6. L’hangar fu smantellato nel 1919 e l’aeroporto fu utilizzato fino al 1947, dopodichè l’intera area, divenne una zona industriale.
Ma torniamo ad Ancona, e più precisamente ai primi mesi del 1916, quando fu creato un aeroporto ad Aspio, che ospitò i modelli Farman e SVA3, fino al 1924.
Ad Ancona per l’intero anno solare del 1917, funzionò una base d’idrovolanti, che era dislocata nel porto, e più precisamente presso l’attuale Scalo Molo Luigi Rizzo (ex Molo della Sanità). Gli idrovolanti ospitati in questa base avevano il principale scopo, di perlustrare l’intera costa medio – adriatica. Da questa base si effettuarono 2 voli di bombardamento, 26 voli di perlustrazione, 11 voli di caccia e di controffensiva, e 575 voli di osservazione.

Forze di terra: Comando della 10° Divisione Territoriale (attuale palazzo della Corte dei Conti), del Distretto Militare (ex Convento dei Cappuccini), e di due reggimenti di soldati, ovvero, il 93° fanteria e l’11° bersaglieri. Questi reggimenti stazionavano presso la Caserma Villarey (attuale Facoltà di Economia), la Caserma Stamina (ex Convento dei Cappuccini), la Caserma S. Francesco (vicino alla Chiesa di S. Francesco alle Scale), e la Caserma Fazio (ex Faro). Un ruolo di vitale importanza lo svolse il Distretto Militare, il quale aveva i seguenti comandi:
1) 31° Reggimento Milizia Territoriale;
2) 138° e 139° Milizia Territoriale;
3) due plotoni autonomi costieri;
4) quattro drappelli per la protezione delle ferrovie;
5) quarantasei centurie di lavoratori;
6) 405° Commissione requisizione quadrupedi;
7) 302° Compagnia scaricatori.
A tutte queste forze di terra si devono aggiungere la 13° Legione Carabinieri Reali, con competenza nelle Marche e nell’Umbria, e il Circolo della Guardia di Finanza.

2. Sommergibili e Mas:

All’inizio delle ostilità, solo il sommergibile Argonauta era presente nel porto dorico, il quale era stato costruito dai Cantieri S. Giorgio di La Spezia. Oltre a questo sommergibile, anche altri sommergibili sostarono nel porto dorico, come per esempio l’Atropo, lo Squalo, e il Tricheco. Tutti questi sommergibili erano destinati al comando generale di Venezia.
Durante tutto il conflitto, i sommergibili non ebbero un grande ruolo, e si dovettero accontentare, dell’affondamento di tre piroscafi e di un solo sommergibile nemico. Un ruolo ben diverso invece, ebbe il porto dorico, nei riguardi dei nuovi mezzi che si stavano sperimentando, ovvero, dei motoscafi in grado di trasportare e lanciare siluri, contro navi nemiche a lunga o breve distanza.
- In seguito i motoscafi furono modificati, e al posto dei siluri furono installate bombe di profondità e aggiunti dei cannoncini. Le imbarcazioni in questione erano i Motoscafi Anti Sommergibili o Mas.
Nel 1917, Ancona divenne il porto ufficiale della II Squadriglia della Flottiglia dell’Alto Adriatico, la quale era composta dai Mas 17, 19, 21, 22, e dal 1918, anche dal 53. Un ruolo di vitale importanza nelle azioni dei Mas ad Ancona, fu svolto dal Capitano di Corvetta Luigi Rizzo, il quale arrivò ad Ancona, il 12 febbraio 1918. Sotto il comando di Luigi Rizzo, i Mas partivano ogni pomeriggio per operazioni di perlustrazione e attacco, nelle coste dalmate. Il Rizzo si conquistò la gloria dei Mas anconetani, grazie all’impresa di Premuda, nel corso della quale fu affondata la corazzata austro-ungarica Szent Istvan (Santo Stefano). Luigi Rizzo lasciò il comando dei Mas di Ancona il 27 ottobre 1918, e il Consiglio Comunale di quel tempo, decise di concedergli la cittadinanza onoraria, per le sue gloriose imprese a difesa di Ancona.
Alla fine del conflitto, la Divisione dei Mas fu chiusa, e i motoscafi furono dislocati in altri porti, anche se continuarono comunque a solcare saltuariamente – nelle acque doriche, ma solo per i trasferimenti e prove.

3. Ricordo dei Caduti e degli Eroi:


Ancona durante la Prima guerra mondiale pagò il suo sacrificio più alto, con la morte di 853 cittadini, ai quali vanno, aggiunti i morti civili del 23-24 maggio 1915. Un ricordo del loro sacrificio, lo si può vedere ancora oggi all’interno del Palazzo degli Anziani, dove sulla parete d’ingresso è scolpito un obelisco marmoreo, il quale riporta in modo parziale, il numero dei caduti (614). Accanto al Palazzo degli Anziani, c’è il Palazzo delle Poste Centrali, in cui al suo ingresso, si può vedere una lapide con sopra iscritti i nomi dei dipendenti postali morti per la Patria. C’è anche spazio per la memoria dei caduti israeliti, i cui nomi sono riportati sullo scalone, che si trova all’ingresso della Sinagoga. È obbligatorio citare anche il cimitero di Tavernelle, in cui è riportato il famedio dei morti caduti durante la Prima guerra mondiale, in cui dormono insieme nell’eterno riposo, i civili con i militari; e la Chiesa di S. Barbara (comprensorio della Marina Militare di Piano S. Lazzaro), nella quale si può vedere ancora oggi il famedio del Marinaio Italiano, il quale conserva in ottime condizioni, l’Albo d’oro dei marinai d’Italia morti nelle guerre d’indipendenza e coloniali.
Non solo caduti semplici, ma anche gli “eroi” sono ricordati da Ancona, con monumenti e lapidi in loro onore, come il Capitano di Corvetta Luigi Rizzo e il Tenente di Vascello Nazario Sauro. A entrambi la Capitaneria di Porto ha dedicato due lapidi, quella del Rizzo, per le sue gloriose imprese doriche, e quella del Sauro, per le sue visite militari e civili ad Ancona. Inoltre al Rizzo è stato dedicato l’ex molo della Sanità, e a Nazario Sauro è stato dedicato il molo attuale della Capitaneria di Porto.

4. Bilancio approssimativo dei danni bellici:

Sezione Capodimonte:
1) Palazzi in Via Cialdini (L. 55.100), in Via Astagno (L. 31.000), e in Via Podesti (L. 72.000).
Sezione Guasco:
1) rottura intera dei vetri al Carcere Giudiziario;
2) ferita del pilone della cupola del Duomo;
3) Caserma Stamura: danni alla prigione militare, al dormitorio, e al muro di protezione.
Sezione Porto:
1) Cantiere Navale colpito gravemente al soffitto;
2) Fonderia ghisa fortemente danneggiata;
3) profonde ferite alle Fonderie calderai e fabbri;
4) Caserma Guardia di Finanza: cratere del soffitto dell’alloggiamento dei militari;
5) Capitaneria di Porto: pesanti danni al dormitorio dei marò.
Sezione Archi:
1) Palazzo Ortolani;
2) Palazzo Mariotti;
3) Palazzo Scuole Elementari;
4) Officina gas e Raffineria zuccheri.
Stazione ferroviaria:
1) demolizione di una copertura dello Scalo Marotti;
2) distruzione delle palafitte utilizzate come magazzini, dalla Divisione Lavoro;
3) spaccatura di sei binari degli scali verso il mare;
4) danni a vagoni merci e alle loro mercanzie.

5. Luigi Rizzo. Vita e Imprese:

Vita:
operò nella Regia Marina durante la Prima e la Seconda guerra mondiale ricevendo numerose onorificenze. Fu volontario a Fiume e nella Guerra d’Etiopia. Fu Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Fu Capitano di lungo corso della Marina Mercantile. Il 17 marzo 1912 fu ordinato Sottotenente di Vascello di Complemento della Riserva Navale. Nella Prima guerra mondiale, e più precisamente dal giugno 1915 alla fine del 1916 fu destinato alla difesa marittima di Grado. Successivamente, fu trasferito nella neonata squadriglia dei MAS, partecipando in prima persona a varie missioni di guerra. In seguito fu nominato Presidente della Cassa Marittima per gli Infortuni e le Malattie della Gente di Mare, dell’Unione Italiana per la Sicurtà Marittima e della Società Anonima di Navigazione Aerea. Nel 1939 fu Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, per la seconda volta. Il 10 giugno 1940, allo scoppio delle ostilità, chiese di rientrare in servizio e si occupò della lotta antisommergibile nel Canale di Sicilia, e fu dispensato dal servizio nel gennaio del 1941, assumendo la carica di Presidente del Lloyd Triestino. Il 20 febbraio 1942 fu ordinato Presidente dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico. Dopo l’8 settembre 1943 ordinò il danneggiamento e la distruzione dei transatlantici e dei piroscafi, affinché non cadessero in mano tedesca. Per questa sua operazione fu trasferito dalla Gestapo, nel carcere di Klagenfurt e poi nel soggiorno obbligato a Hirschegg. Morì a Roma il 27 giugno 1951 due mesi dopo un’operazione per un tumore al polmone, eseguita dal suo amico dottore e compagno d’armi Raffaele Paolucci. A Luigi Rizzo sarà intitolata la sesta nave della classe “Carlo Bergamini” della Marina Militare. La nave è stata impostata a Riva Trigoso il 6 settembre 2013 e la consegna sarà per i primi mesi del 2017. “Beffa” di Buccari: questa impresa fu gestita e comandata dal Capitano di Fregata Costanzo Ciano, il quale diresse le azioni militari dei Mas 94 (Sottotenente di Vascello Andrea Ferrarini), del Mas 95 (Tenente di Vascello Profeta De Sanctis), e del Mas 96 (Capitano di Corvetta Luigi Rizzo). Fra la notte del 10-11 febbraio 1918, arrivarono al molo di Buccari, ma fra tutte le navi ormeggiate, ne riuscirono a colpirne solo una, a causa delle reti difensive intorno ad esse. I Mas 94, 95, e 96 ritornarono indisturbati nel poro di Ancona.
Impresa di Premuda: il 9 giugno 1918 i Mas 15 (Capotimoniere Armando Gori), e 21 (Guardiamarina Giuseppe Aonzo), comandati dal Capitano di Corvetta Luigi Rizzo, salparono da Ancona, per navigare verso la spiaggia dalmata. Il 10 giugno 1918, a Nord dell’alveo di Selve, il Rizzo vide una gigantesca nube di fumo, la quale indicava l’ormeggio di una nave nemica. Con coraggio, il Rizzo si avvicinò alla nave e una volta raggiunti i 300 metri da essa, lanciò due siluri che la colpirono in pieno. La nave in questione era la corazzata austro-ungarica Szent Istvan (Santo Stefano), che affondò in 2 ore e mezza, adagiandosi sul fondale, con 160 marinai. L’affondamento della corazzata Szent Istvan permise a Luigi Rizzo, di mostrare le sue capacità militari, le doti strategiche e logistiche.

Bibliografia e Sitografia di Riferimento:

G. Piccinini, Le Marche e la Grande Guerra (1915-1918), Atti del Convegno di Senigallia del 2008, Ancona, Assemblea Legislativa delle Marche, 2008, pp. 13-15, p. 19, p. 22, pp. 35-42, pp. 85-87, pp. 89-90, pp. 99-101, pp. 306-307, pp. 309-311. M. Papini, Le Marche nel primo dopoguerra (1919-1924), Atti del convegno Primo dopoguerra nelle Marche, 1919-1924, Ancona 2-3 ottobre 2009, Ancona, Assemblea Legislativa delle Marche, 2010, pp. 14-17, pp. p. 60, pp. 73-76, pp. 137-141, pp. 258-262. C. Bruschi, Ancona nella Grande Guerra, Ancona, Affinità Elettive, 2013, pp. 24-31, pp. 53-64, 67-69, p. 72, p. 74, p. 78, p. 81, p. 95, p. 100, p. 114, pp. 118-120, pp. 122-123, pp. 123-124, p. 126, p. 127, p. 131, pp. 133-135, pp. 179-181, pp. 190-191. M. Papini, Il secolo lungo. Le Marche nell’era dei partiti politici (1900-1990), Ancona, Affinità Elettive, 2014, p. 21, pp. 25-26, p. 30, p. 56, pp. 61-62, pp. 68-69. www.wikipedia.org

ANCONA 1912-1943.
UNA STORIA VISIVA:
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Nave ospedale/ambulanza SANTA LUCIA (1912 – Regia Marina)












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Incrociatore e Piroscafo Passeggeri CITTA’ DI BENGASI (1916-1917, Regia Marina)












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Posamine LEGNANO (1926-1927, Regia Marina)









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Posamine e Cannoniera LEPANTO (1925-1928, Regia Marina)






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Posamine e Nave Idrografica AZIO (1925-1928, Regia Marina)








Note: le informazioni fra parentesi riguardano l’anno o gli anni di produzione e la proprietà militare. Le navi delle immagini sono, quelle prodotte dal cantiere navale di Ancona durante la Grande Guerra o Prima guerra mondiale.

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