AMC Testata

-VISITA AL MUSEO AMI
DI VIGNA DI VALLE - BRACCIANO


Continuano i nostri giri fuori porta, che nel 2008 hanno avuto un’impronta prettamente aeronautica, rispetto ad un 2007 decisamente più marinaresco.

Infatti abbiamo deciso quest’anno di effettuare la nostra gita sociale “Ufficiale” a Vigna di Valle, al Museo dell’Aeronautica Militare.

La solita alzataccia per imbarcarci sul torpedone che attraverso le dissestate strade appenniniche che collegano Marche e Lazio, in una sorta di percorso “vintage” d’altri tempi (strade a doppia carreggiata solo a intervallare curve, saliscendi e tornanti strettini), ci porterà in riva al cratere di Bracciano. Viste le strade, è ovvio il corollario di quelli che si sentono male in pulman, compreso il curatore del sito, che volevamo abbattere per risparmiargli le sofferenze di nause ecc. con il consenso della moglie; ma la presenza delle figlie e soprattutto della mamma ci ha fatto desistere.

Il Museo di Vigna di Valle è un punto ideale di collegamento fra terra, acqua e cielo, per accontentare, se vogliamo, un po’ tutti i generi modellistici classici e per non far sentire i “navali”, pesci fuor d’acqua. Infatti occupa gli spazi che erano stati di una base di idrovolanti agli albori dell’epoca pionieristica del volo, direttamente sul bagnasciuga del lago. Oggi ai 2 hangar metallici originali e degni di conservazione essi stessi, si sono aggiunti altri edifici di nuova concezione per ospitare la ricca collezione.

Siamo accolti dal gentilissimo Maggiore Bovesecco, il nostro interlocutore nei contatti preliminari, che ci ha spiegato che il Museo viene gestito con entusiasmo, competenza e disponibilità, negli angusti limiti del ristretto budget dell’A.M.I., da 20 addetti militari dell’Aeronautica e da 12 volontari che gratuitamente impiegano parte del loro tempo libero al servizio di questa istituzione, che ricordiamo non applica nessuna quota per l’ingresso, che è tassativamente libero. Se si vogliono lasciare eventualmente  delle mance queste verranno regolarmente rifiutate, invitando invece chi volesse, ad effettuare un versamento a favore di un fondo che si occupa di fornire borse di studio ai ragazzi orfani, figli di dipendenti dell’A.M.I. prematuramente scomparsi.

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Il nostro gruppo composto da 39 persone, viene affidato per la visita guidata al Sig. Gabriele Greco, che pubblicamente ringraziamo per l’appassionata competenza e gentilezza, che svolge attività da volontario nei giorni festivi, quando se ne parte dalla provincia di Frosinone (circa 100 Km. di strada a tratta) e viene ad accompagnare la gente in visita al Museo, gratuitamente!

La visita si svolge lungo un percorso cronologico, partendo dall’hangar più vecchio che al suo interno ospita i velivoli dell’epoca pionieristica e dei rarissimi esemplari, forse pezzi unici, degli anni fino alla conclusione del primo conflitto mondiale. In questa sala è possibile apprezzare con un colpo d’occhio quanto sia stata rapida l’evoluzione della tecnica aeronautica nel breve volgere di 15 anni, dal primo volo dei fratelli Wright nel 1903, al termine della prima guerra mondiale nel 1918, quando dal metodo empirico e dall’ignoranza di molte delle leggi aerodinamiche si è passati già a modelli frutto di calcoli a tavolino, con cellule interamente metalliche che hanno iniziato a sostituire la fragilità delle prime macchine, esemplificata da un Flyer del 1909.

In particolare siamo stati colpiti dall’idrovolante austriaco Lohner L.127 perché la sua vicenda l’ha portato a Fano, quando due piloti irredentisti italo-austriaci, il 3 giugno del 1918 disertarono, consegnandosi con il prezioso aereo alle autorità italiane. Il pannello esplicativo mostra questo aereo attraccato nel porto di Ancona. Come molti altri esemplari presenti nel museo, esso è arrivato ai giorni nostri attraverso peripezie, miracoli della fortuna e grazie alla perizia dei tecnici restauratori.

La visita prosegue attraverso la Sala dei Record, dove possiamo rivivere la decadenza dei dirigibili, a favore dei mezzi più pesanti dell’aria. La lotta “politica” Nobile-Balbo” per l’affermazione dei propri principi videro il disastro del dirigibile Italia, con la vicenda della “tenda rossa” e conseguente uscita di scena, anche attraverso fatti oscuri, del generale Nobile. Affianco due teche piene di modelli di SIAI S.55 rievocano i contemporanei trionfi delle trasvolate oceaniche delle grandi formazioni  di Balbo. Oltrepassata questa zona, dove sono conservati anche cimeli personali e memorabilia di Umberto Nobile, fanno possente mostra di se gli idro dei Trofei Schneider e del record mondiale di velocità per idrovolanti di Agello che ancora resiste con i suoi 709 Km circa.

Il passaggio agli attigui ambienti della II° guerra mondiale, dimostra purtroppo il contrasto tra il clamore di questi bolidi rossi, veri laboratori tecnico-propagandistici del regime di allora e la realtà di un’Aeronautica Militare antiquata. La dotazione standard è qui rappresentata dai CR-32 e CR-42. Il fatto di essere probabilmente i migliori biplani mai realizzati, non fu ovviamente sufficiente a contrastare la velocità e la potenza di fuoco dei caccia alleati.

L’altro hangar storico ospita i pezzi “grossi”, cioè i trimotori nostrani dell’ultimo conflitto ed i caccia monoplani che cercarono di contrastare gli antagonisti, qui rappresentati dai mitici: Spitfire Mk IX e P-51D, nei colori della rinata A.M.I. dell’immediato dopoguerra. Mi ha colpito il fatto che un Fiat G-55 Centauro è esposto nei colori dell’Aviazione Repubblicana di Salò. Un segno che finalmente si riusce a guardare al nostro passato con maggiore distacco ed obbiettività?

Purtroppo qui la nostra visita cambia un po’ di qualità, perché il padiglione di moderna costruzione in pannelli prefabbricati, è in manutenzione!! Quindi la visita prosegue solo su un piano rialzato in corso di sistemazione, dal quale ci si può affacciare sul piano terra sottostante, dove ci sono anch’essi in manutenzione, gli aviogetti recenti usati dall’Aeronautica. In questa aerea sono esposte, coperte dalla polvere alcune rarità che non sono andate oltre lo stadio di prototipo, della nostra industria aeronautica post-bellica, come l’Aerfer Ariete.
Oltre agli aerei esposti, il museo è pieno di teche con modelli, di motori, di uniformi e tutto quanto contribuisce a rendere ricca ed interessante la mostra.

L’impressione ricavata è che questo nostro Museo non abbia nulla da invidiare a grandi istituzione museali europee del settore, in termini di posizione del museo, di locali utilizzati, di disposizione delle mostre, di capacità del personale, di accoglienza e per tutto quello che è la logistica, a parte il bar che può essere migliorabile nella gestione. Ovviamente il confronto diventa difficile se consideriamo l’estensione degli spazi espositivi, che magari impediscono l’esposizione al pubblico di tanti altri velivoli, che pure ci ricordiamo di aver ammirato in passato a Vigna di Valle, insieme ad altri oggetti che oggi non abbiamo rivisto; pensiamo alla collezione di cimeli del Gen. Nobile che ricordiamo più ricca. Ma per avere un’idea delle proporzioni basti pensare ad un dato che ci ha fornito il Maggiore Bovesecco: il Museo della RAF di Hendon occupa 400 addetti contro i 20+12 volontari di Vigna di Valle.

Per qualità e rarità, i pezzi esposti sono sicuramente dei must, specialmente per quanto riguarda la collezione e gli spazi che la custodiscono, dell’epoca che va  dal periodo iniziale della storia dell’aviazione, alla fine della prima guerra mondiale. I due vecchi hangar sono degli eccezionali spazi espositivi, con le loro immense porte vetrate scorrevoli, da dove una volta uscivano i velivoli e dalle quali oggi entra tantissima luce che rende godibilissima e superba la visione di quanto è custodito in essi.

Alla fine siamo usciti dal Museo tutti felici e soddisfatti di constatare una volta di più che le nostre Forze Armate sono un’espressione del popolo, dal momento che porgono a nostro vantaggio tutte le loro possibilità.

Soddisfazione una volta tanto condivisa anche dalle mogli e dai figli, uniti al nostro gruppo di modellisti “fuori porta”.

La giornata in riva al lago è proseguita con la visita al castello Odescalchi che troneggia sulla cittadina di Bracciano. Un luogo di fascino in una posizione irripetibile. La visita anch’essa  guidata, ci ha permesso di immergerci in un passato remoto, dopo una mattina immersi nella storia più breve della macchina più nuova inventata dall’uomo. Le sale del castello sono decorate in maniera incredibile, con un tocco tardo medievale. In effetti gli arredi, come in quasi tutti questi casi è, diciamo: essenziale. C’è un’ala nobiliare usata dai principi Odescalchi, proprietari del maniero da 300 anni, dove sicuramente risiedono i pezzi forti. Quello che noi possiamo vedere è solo una minima parte, ma sufficiente a beare lo sguardo, in questo caso in particolare delle signore. Da modellisti, abbiamo notato alcune extravaganze, come le riproduzioni in miniatura, anch’esse d’epoca di cannoni e macchine da guerra, nella sala delle armi. Tra letti a baldacchino, in ferro battuto e sedie alla “comoda”, usate per i propri bisogni fisiologici nella sala della udienze, non abbiamo potuto evitare di osservare dalle finestre aperte, con una punta di invidia, un ristretto gruppo di fortunati, che si godevano il prato del giardino del castello con una vista mozzafiato sul lago, durante un tranquillo cocktail party. Fra di essi abbiamo riconosciuto l’ex pilota di Formula Uno alla fine degli anni ‘80 con la Minardi, Paolo Barilla, rampollo della pasta asciutta omonima e del Mulino Bianco di italica fama.

Visto che siamo rimasti in linea con i tempi, giusto per cercare di perdere qualcuno dei compagni di viaggio, abbiamo fatto una sosta sulla strada del rientro nella vicina Anguillara. E siamo quasi riusciti nell’intento, dal momento che il pulman ci ha scaricati in riva al lago e ci ha aspettati alla sommità opposta del paese, nel parcheggio del cimitero, tanto per gradire. Era in corso una festa paesana quindi con tanta gente; la bellezza del centro storico e l’incipiente stanchezza ci ha pure distratto e perciò alla fine mancava poco che lasciassimo veramente qualcuno a piedi.

Invece siamo rientrati sani e salvi, se si esclude un certo deficit alimentare, causato dalla poca sagacia commerciale dei gestori privati del bar del Museo di Vigna di Valle. Consci dell’arrivo della nostra e di un’altra comitiva organizzata, hanno fatto trovare il buffet sguarnito! Per chi dovesse andare in gruppo, si sappia che prendendo contatti per tempo con il personale dell’Aeronautica Militare, è possibile pranzare alla mensa della caserma tuttora in funzione, attigua al museo stesso.

Per continuare a digiunare poi, lungo la strada (sempre quella pessima della mattina) che ci riportava nelle Marche, ci siamo fermati all’Autogrill di Terni, sulla E45; ebbene il self-service era chiuso per lavori ed il resto è stato razziato molto presto, lasciando ancora quegli sventurati che non amano portarsi il mangiare da casa durante le gite, a stomaco quasi vuoto.

Il morale è rimasto alto e tra chiacchiere modellistiche e qualche partita a carte dei più piccoli, siamo rientrati a Chiaravalle, progettando già la prossima uscita, che da un lato le moglie auspicano in una città dove si possa fare un po’ di struscio in mezzo a negozi e mercatini, ma  in realtà gli addetti ai lavori già stanno pianificando per andare in aperta campagna, vicino ad una pista di decollo, dove sono stati concentrati quasi tutti i Tornado della nostra aviazione. Ghedi arriviamo……….

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