Abbazia S.Maria in Castagnola - Chiaravalle (AN)
Modello: Autocostruito scala 1:25
Modellista: Associazione Modellisti Chiaravallesi

LE MOTIVAZIONI

L’idea di costruire un plastico dell’Abbazia di Chiaravalle nasce quasi contemporaneamente alla costituzione dell’Associazione Modellisti Chiaravallesi, nel 2002. Perciò è difficile per noi immaginare la nostra Associazione senza il PLASTICO. Esso è sempre esistito; nei nostri sogni prima, nella nostra fantasia e nella realtà vissuta dell’Associazione, fino al suo completamento, finalmente realizzato, grazie in particolare alla costanza ed alla “grinta” di Gianni Lupini, che ha coordinato ed effettuato la maggior parte dei lavori per un paio d’anni insieme ad altri soci della nostra Associazione.

A Chiaravalle non si può prescindere dall’Abbazia di Santa Maria in Castagnola, perché Essa è lì da prima che nascesse la città di Chiaravalle che in definitiva è nata perché c’è Lei, L’Abbazia! Il monumento ed il luogo sono il cuore della nostra città ed è impossibile non volergli bene, indipendentemente dalla fede, la quale conferisce in più, ai credenti, il motivo della Sua centralità.

Per l’Associazione era ed è forte la  volontà  di riuscire a realizzare, si spera nel territorio cittadino, un museo del modellismo che possa raccogliere le “Opere” dei numerosi modellisti chiaravallesi ma anche di tutti i modellisti  marchigiani. La nostra idea era pretenziosa; quella di realizzare un manufatto tanto bello che non esporlo al pubblico sarebbe stato un peccato; che rappresentasse un soggetto tanto vicino alla gente come solo l’Abbazia può essere a Chiaravalle. E infine, ma non ultimo, abbastanza ingombrante da necessitare di uno spazio adeguato per essere esposto.

Doveva essere in definitiva la prima pietra  di un Museo del Modellismo!

L’IMPOSTAZIONE DEI LAVORI

La gestazione del progetto e la realizzazione del plastico sono state a dir poco complesse. Chiaramente per poter realizzare un lavoro del genere c’è bisogno di spazio. Per questo cercammo e trovammo fin dalle prime chiacchierate scambiate con gli Assessori Sartini e Boschi, il coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale di Chiaravalle che ci ha messo a disposizione la Sala Monaci, anch’essa nell’ambito dell’Abbazia, fin dal 30 gennaio 2003. Pensate che bello, realizzare il modello di un edificio, lavorandoci all’interno. L’Amministrazione Montali ci ha poi confermato con entusiasmo, l’utilizzo della Sala fino alla fine dei lavori.

Ci procurammo delle copie eliostatiche dei disegni in scala 1:100 realizzati per una tesi di laurea Considerando le dimensioni che volevamo ottenere, decidemmo però di adottare la scala 1 a 25, cioè venticinque volte più piccola di quella vera.

Avevamo già deciso  di non limitarci ad una riproduzione lignea,  facile e banale che assomigliasse una volta verniciata ad un manufatto in muratura; non prendemmo in considerazione nemmeno il gesso. Noi volevamo fare la chiesa come quella vera!! Quindi IN MATTONI! Pensammo subito a mattoni come quelli veri  ma in scala ovviamente, da applicare su una struttura di legno compensato. In un primo momento il legno venne attaccato ad un telaio portante in ferro successivamente eliminato a favore di una struttura in compensato autoportante.

Il problema grosso era però quello di trovare una soluzione per realizzare i mattoni. Ci ragionammo sopra per mesi ispirati ad alcuni sistemi già applicati al modellismo da un nostro socio ed ai sistemi utilizzati dalle fornaci. Avendo bisogno di una quantità stimata tra i 150.000 ed i 200.000 mattoni bisognava trovare anche un sistema produttivo.

Il sistema adottato fu quello di una griglia in lamine di ferro incastrate poste su un telaio di legno. Allo sviluppo del primo prototipo ne fece seguito uno che consentiva alla griglia in acciaio di scorrere su dei listelli in legno. Con questo stampo costruito da lui stesso, Luigi Petrecchia che si era incaricato di costruirei mattoni realizzò tutti quelli con i quali è stato realizzato il nartece, cioè il porticato d’ingresso. La ricerca del materiale portò su consiglio del Prof. Sabatini delle Scuole Medie di Chiaravalle a Deruta, dove furono trovate le argille refrattarie che poi sono state utilizzate per l’intera opera, 235 chili in tutto. Tutti i mattoni sono stati cotti dopo lo stampaggio in forni a muffola a temperature dell’ordine dei 1.000 gradi da Arte X Arte e dalla Scuola Media Manzoni di Chiaravalle, che hanno dato un contributo preziosissimo.

Questo secondo stampo, su telaio in legno però aveva dei problemi di flessione il che acuiva i problemi di irregolarità delle altezza dei mattoni e tendeva a gripparsi a causa dell’umidità rilasciata dell’argilla che gonfiava i listelli di legno. Si decise quindi di rifare ancora uno stampo, con lo stesso concetto usato, ma in metallo. E qui pensammo a Guido Palparelli, nostro socio e amico di vecchia data nonchè mago della meccanica e stregone del metallo. Egli accettò la sfida e si mise al lavoro. Dovevamo evitare il ripetersi del problema di flessione, per cui il basamento sarebbe stato fatto con una piastra di acciaio rinforzata; i tasselli vennero ricavati dal taglio di barre in alluminio 15 x 10 mm per 48 metri lineari e siccome non furono sufficienti, alcuni tasselli sono stati fatti in teflon. I mattoni ricavati sono quindi di dimensione 10 x 15 mm. meno i ritiri per un’altezza di circa 4,5 mm.

Questo stampo montato su un telaio di metallo e dalla elegante linea che ricorda vagamente una pianola elettrica è in grado di produrre 870 mattoni alla volta ed è tutt’oggi funzionante. Luigi Petecchia ha continuato a produrre i mattoni con questo stampo fino al completamento del plastico.

Nel frattempo  si fermò a Chiaravalle il TG3 itinerante della RAI ed il Comune ci chiese di mettere a disposizione il telaio in legno già costruito del plastico  che aveva tutte le sembianze della Chiesa e di dare la nostra collaborazione. Cosa che facemmo con entusiasmo, in quanto ciò ci dava  la possibilità di sfruttare una ribalta importante. Infatti il plastico venne posto all’interno del chiostro e con una inquadratura che passava dal plastico alla retrostante Chiesa vera si aprì il telegiornale quella sera, con un effetto scenografico bellissimo e con la presentazione di Blasi all’apertura del collegamento da…. “Chiaravalle la città delle 2 abbazie…”. A questa apparizione ne fece seguito un’altra su TVRS. Ormai ci eravamo esposti in maniera tale che non erano più permessi ripensamenti, si doveva finire l’opera a tutti i costi.

Emerse il carattere e la grinta di Gianni Lupini che assunse il ruolo di coordinatore dei lavori e soprattutto avrebbe trascorso di lì in avanti, per 19 mesi, la gran parte delle proprie giornate, all’interno della Sala Monaci ad attaccare i mattoni. Cosa che insieme ad altri ha fatto nel modo che tutti potete vedere.
I problemi tecnici che emersero e che sono stati risolti di volta in volta, hanno costituito il vero succo dell’impresa. Hanno richiesto un esercizio della fantasia e di abilità tecnica continuo. Abbiamo dovuto realizzare una serie di stampi secondari come quello per realizzare i motivi ad archi acuti continui che si rincorrono su tutto il perimetro della chiesa nella parte alta. Le finestre hanno tutte una loro storia quanto a realizzazione di dime e studio della tecnica costruttiva che andava adottata per ognuna, in quanto sono quasi tutte diverse l’una dall’altra.

Tutte quelle con archi alla sommità e la profonda finestra rettangolare che rimane sopra al tetto del chiostro sul lato sinistro del transetto sono state realizzate in piano e poi montate sul corpo principale ed hanno richiesto lo smusso dei mattoni che è stato effettuato con una mola appositamente attrezzata.

Il rosone che è l’elemento caratterizzante della facciata, ha tutta una sua storia. Dopo un  tentativo fatto a mano da Mario Gioacchini di Arte X Arte molto apprezzato, abbiamo trovato grazie a Walter Pasqualini, il modo di realizzarlo in resina con una tecnica molto sofisticata. Il materiale è estremamente resistente ed è stato sviluppato grazie alla elaborazione tridimensionale di alcune foto dell’originale.

Per poter studiare i vari particolari dal vivo, abbiamo girovagato per mesi interno alla chiesa vera con la testa in…aria ed ancor oggi a volte ci meravigliamo, quando scopriamo nuovi particolari che erano sfuggiti alle precedenti osservazioni. L’originale è una miniera di particolarità acquisite nei secoli.

Il campanile costruito da Massimo Belfiori come un corpo staccato da quello principale è dotato al suo interno di campane in bronzo autocostruite che grazie ad un meccanismo possono anche suonare. Alla sua base è posto l’altoparlante dal quale sentite questa voce.

L’applicazione dei mattoni con tutti gli angoli, i denti gli incastri hanno richiesto un alto prezzo in pelle asportata dai polpastrelli ed in dolore alle mani, perché spesso è stato necessario scolpire quasi i mattoni per poterli incastrare in maniera ottimale e la loro durezza non ha nulla da invidiare a quella dei veri mattoni. Alla fine ne sono occorsi oltre 180.000.

I coppi, 38.000 sono stati montati tutti da Gianni Lupini con la stessa tecnica con la quale si applicano quelli veri, cioè un primo strato a tetto, con la parte concava verso l’alto per far scorre le acque, sul quale è stato applicato un secondo strato che è quello che si può vedere.

Tutto intorno, il tetto è dotato di grondaie e canali che Guido Palparelli ha costruito e montato realizzandole con tubi di rame di varie sezioni. Le grondaie sono realizzate con ben 4 diversi componenti ciascuna.

Tutte le chiavarde sono realizzate in ferro forgiato e sagomato.

La bellissima cancellata del nartece è realizzata in lamiera tagliata al laser.

L’impianto sonoro e l’illuminazione sono stati realizzati da Paolo Gini in corrente continua a 12 volt. I faretti esterni sono stati autocostruiti.

Alle persone che abbiamo citato vanno aggiunte le seguenti che hanno contribuito con centinaia di ore di lavoro ciascuno, inventandosi a volte letteralmente soluzioni che non esistevano prima, intorno a quest’opera che nella sua piccolezza è da definire monumentale:

Moreno Bartolucci
Alberto Trozzi
Luciano Borioni
Enrico Radini
Roberto Bonvini
Enrico Bartolucci

CONCLUSIONE

Questa è in sintesi la cronaca di 33 mesi trascorsi intensamente, protesi a risolvere con fantasia ed inventiva una serie colossale di problemi realizzativi che tutti affrontavamo per la prima volta; infatti ognuno di coloro che ha lavorato sul plastico  proviene da esperienze diverse di modellismo. È stata soprattutto una storia di persone, di convivenza a volte difficile, ma assolutamente da ripetere. In qualche modo ha segnato e gratificato immensamente tutti; per molti ha rappresentato l’opera modellistica della vita, quella definitiva, dopo la quale tutto è secondario.

Per questo speriamo che il modello dell’Abbazia abbia una sua collocazione degna che consenta una fruizione piacevole, nell’ottica di dare lustro alla città di Chiaravalle, agli occhi di quanti visitando la bellissima Abbazia Cistercense, trovino carino poterne ammirare una piccola sorellina. Che questa serva a dare lustro alla lungimirante opera di quei mirabili architetti che secoli or sono, senza le comodità ed i mezzi che noi abbiamo potuto usare addirittura per divertirci a costruire una “cosina” di una paio di metri di lunghezza, hanno realizzato qualcosa di imponente che ancora oggi è davanti ai nostri occhi, dopo aver attraversato la storia, caratterizzando il nostro territorio. Ci auguriamo che questa riproduzione possa accompagnare il monumento che per amore è stato riprodotto, il più a lungo possibile.

AMC Associazione Modellisti Chiaravallesi Piazza Pertini, 4/A - 60033 Chiaravalle (AN) C.F. 93099250420